La Scuola è un luogo in cui il rispetto per l’istituzione e per coloro che ci lavorano deve essere il punto fermo su cui si fondano tutte le altre attività didattiche

Una domanda che oggi suona come un quesito filosofico: cos’è la Scuola? Sono anni (troppi) che il concetto di “Scuola” viene visto dagli studenti come un pensiero pressoché nullo, una sorta di “terra di nessuno” dove tutti possono permettersi di fare la prima cosa che gli passa per la testa.

Un tempo, l’istituto scolastico era considerato il tempio del sapere, la radice da cui traeva linfa di sapienza il cervello di ogni studente che, un domani, sarebbe diventato membro della classe dirigente di questa Nazione.

Senza andare troppo indietro nel tempo fino a giungere alla scuola del libro Cuore, concetti come “rispetto”, “educazione”, “comportamento da tenere in classe” ed altri valori, rappresentavano l’ABC dell’istruzione, ancor prima della Storia, l’Aritmetica o il Latino; l’insegnante (dal maestro elementare al professore delle superiori) era l’Autorità per eccellenza al quale bisognava portare rispetto.

Queste linee guida apparentemente militaresche davano alle giovani menti dei punti fermi che poi avrebbero dettato i comportamenti in età adulta e la trasmissione dei Valori alle nuove generazioni.

E oggi? Oggi tutto sembra essere mutato. L’insegnante è considerato “lo zimbello” degli studenti che, in certi casi, arrivano anche ad esternare vere minacce. E ulteriore benzina sul fuoco viene gettata dalle famiglie di questi delinquenti travestiti da scolari. Sono tanti e troppi i genitori che davanti al bullismo dei figli, assecondano tale comportamento mettendo anche le mani addosso al professore o alla professoressa di turno.

Violenza fra i banchi di scuola: quando il bullismo raggiunge la cattedra -  Il Mediano
Fonte: Il Mediano

Un tempo le bacchettate sulle mani date in classe venivano raddoppiate da sonori ceffoni a casa: il genitore sposando in pieno il comportamento del maestro, dava per scontato che quelle punizioni fossero più che meritate. E se nel nostro modo di concepire i rapporti umani queste misure possono apparire eccessive, dobbiamo anche avere il coraggio di affermare che oggi siamo passati sul fronte opposto.

La notizia dell’insegnante che al liceo Righi di Roma ha chiesto ad una studentessa “Ma che stai sulla Salaria?” per via di un abbigliamento tutt’altro che consono per il contesto scolastico, è risuonata come un’enorme offesa verso la ragazza.

Quello che però nessuno ha avuto il coraggio di dire è che i compagni di classe che hanno immediatamente preso le difese della studentessa (con la pagliacciata di presentarsi l’indomani vestiti da donna), sono gli stessi che ascoltano “canzoni” (tra mille virgolette) in cui l’odio verso le donne, considerate tutte prostitute, passa per un “genere” musicale assolutamente normale.

Ecco, forse il problema è proprio questo: oggi tutto può essere messo in discussione senza “se” e senza “ma”; la donna può essere tacciata come una poco di buono, all’interno di un contesto musicale ma se poi, in una classe, si presenta (s)vestita come se fosse su un marciapiede a vendere le proprie grazie, apriti cielo!

La Scuola è un luogo in cui il rispetto per l’istituzione e per coloro che ci lavorano deve essere il punto fermo su cui si fondano tutte le altre attività didattiche. Perdere di vista questo, equivale a formare degli individui che, una volta usciti dal percorso scolastico, saranno totalmente allo sbando ed incapaci di dare a sé stessi e ai propri figli, quelle linee comportamentali necessarie per un’esistenza all’insegna del rispetto e della legalità

Stefano Boeris

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