La violenza nei confronti delle donne ha preso le sembianze di un problema che ha inglobato tutta una serie di elementi che mal si coniugano con la questione in sé
È l’ultima di una lunga serie ma, purtroppo, non in senso assoluto. E non c’è bisogno di essere un Nostradamus dei tempi moderni per comprendere che il nome di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di una società malata, purtroppo, nel giro di pochissimo tempo, entrerà in quell’area della nostra mente chiamata “dimenticatoio”.
Questa violenza nei confronti di una donna ha, però, preso le sembianze di un problema che è dilagato a macchia d’olio e che ha inglobato tutta una serie di elementi che mal si coniugano con la questione in sé.
Primo fattore la politica: la morte della ventiduenne Giulia è stata strumentalizzata al punto da diventare un caso “elettorale”. I media, che sguazzano davanti a episodi di questo genere, hanno subito dato linfa a polemiche tanto sterili quanto pericolose perché capaci di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica sul reale dramma che stiamo vivendo.
Fonte: la Repubblica
Abbiamo assistito a giornaliste di lungo corso (che davanti alle telecamere si atteggiano a Star di Hollywood) accusare l’attuale Primo Ministro (Donna) Giorgia Meloni di essere la responsabile “morale” di quanto successo poiché la sua sarebbe espressione di una cultura patriarcale. Femministe dichiaratamente di sinistra che hanno portato la triste vicenda su un terreno di gioco totalmente fuori da ogni logica pur di alzare l’asticella dello scontro.
Fonte: BlogSicilia
E, ciliegina sulla torta, la sorella della vittima, Elena Cecchettin che oggi, lancia accuse non al Mostro che ha ammazzato Giulia ma all’intero genere umano di sesso maschile, facendo leva su un aspetto psicologico con l’intento di accendere, in ciascun uomo, un senso di colpa per quanto accaduto.
Ebbene, poiché chi scrive appartiene al genere maschile, forse è opportuno fare alcune precisazioni, partendo proprio dalla figura di Elena.
Ho subito avuto un’idea negativa di questa ventenne che mi è stata confermata, osservando il suo profilo Instagram: autoscatti con simboli che richiamano ad un’idea di satanismo, un rosario al collo con la Croce rivolta in giù, ali posizionate dietro la schiena uguali a quelle con cui viene raffigurato Satana. Insomma, un insieme di immagini che evocano quello stile, nato sul finire degli anni ’70 in Inghilterra, denominato “Goth” in cui il nero unito ad un’acconciatura punk rappresenta la caratteristica principale di un certo abbigliamento.
Ma non credo di esagerare se scrivo che, probabilmente, in questa ragazza c’è qualcosa che va oltre l’estetica e ciò lo si evince anche dall’espressione, fonte rivelatrice di tante sfaccettature all’apparenza invisibili o ritenute di poco conto.
Fonte: Dagospia
Pur rispettando il dolore che la giovane sta provando per la morte violenta della propria sorella, vorrei chiaramente dire che io non mi sento colpevole, in quanto Uomo, di ciò che è avvenuto a Giulia. Non credo che lanciare accuse “astratte” ad un’intera categoria serva a risolvere la situazione. Come ho avuto modo di scrivere per altri casi di cronaca nera, esistono esseri viventi dalle sembianze umane che, a sangue freddo, uccidono, stuprano, umiliano la donna che hanno davanti considerandola solo ed unicamente un oggetto per soddisfare le proprie voglie sessuali.
Questo, però, non può essere un motivo valido per “condannare” tutti gli uomini, lanciando vere e proprie offese al genere maschile. Ed oltre al sottoscritto, non considero colpevoli nemmeno coloro che hanno fatto o fanno parte della mia vita a vario titolo (amici, parenti, conoscenti ecc.).
Che dire poi delle femministe? Beh, ormai sappiamo che, quando si tratta di promuovere certe battaglie, queste vengono sempre affrontate a 180° e mai nella loro totalità. Eppure, nel mondo esistono donne costrette a sottostare a uomini che, in nome di una “cultura” ma soprattutto di un “Credo”, considerano il genere femminile come inferiore. Ciononostante, quanto avviene al di fuori dei confini nazionali o anche all’interno di casa nostra, ad esempio in determinati quartieri delle città, non viene portato alla luce ma si preferisce un pusillanime silenzio per evitare di “offendere” ciò che invece andrebbe denunciato a gran voce. Ci sono poi casi in cui, se la vittima è una signora ormai entrata nella terza età, ed il carnefice uno straniero, l’impatto mediatico è estremamente blando ed i cortei contro la violenza di genere nulli. È il caso dell’ottantanovenne che, a Sesto San Giovanni (MI) è stata picchiata, rapinata e stuprata da un quarantaduenne egiziano. O ancora, a Bari dove una donna anziana, nel 2017, venne aggredita da un nigeriano di ventisei anni che, da prima si era offerto di portarle i pacchi della spesa fino a casa per poi dare sfogo ai suoi istinti più bestiali. Due pesi e due misure, quindi!
Infine, c’è il discorso educativo: famiglia e scuola dovrebbero muoversi di concerto senza scaricarsi vicendevolmente le responsabilità. Appare chiaro come, in base a dove si trovano i ragazzi, ciascuna delle parti abbia il compito di vigilare e educare questi ad una crescita sana e rispettosa del prossimo. Ma, al di fuori dell’orario scolastico, gli insegnanti non possono intervenire e se quanto impartito nelle ore di apprendimento non viene alimentato dai genitori, ecco che la struttura crolla come un castello di carte. Lo stesso vale in senso inverso: i genitori non possono essere presenti nelle aule e quindi c’è bisogno di docenti capaci di insegnare valori come rispetto e disciplina.
Prima di concludere, vorrei porre l’accento su un fenomeno che reputo essere, questo sì, colpevole e non solo “ideologicamente” di certe morti: il genere musicale Rap ma soprattutto Trap. Quand’è che si colpiranno penalmente questi sedicenti cantanti che scrivono testi di una violenza incredibile verso le donne? Quanto ancora dovremo aspettare prima che questa gente possa essere messa a tacere?
Sesso, droga, soldi facili, prostituzione sono gli ingredienti che fanno parte di questi “componimenti” destinati a farsi breccia nelle menti dei ragazzi. Le donne sono presentate come oggetti da buttare una volta soddisfatto il proprio piacere fisico; il denaro è considerato l’unico Dio da seguire e la droga il percorso più rapido per raggiungerlo.
E visto che, come diceva il grande Giorgio Gaber “ormai ne ho dette tante”, non mi risparmierò nemmeno sulla cantante Elodie, mito dei giovani che, nel corso del suo concerto a Napoli, ha voluto un minuto di silenzio in ricordo di Giulia per poi inserire nella serata una “canzone” di Sfera Ebbasta dal titolo “Anche stasera” il cui testo è un inno alla possessività di certi uomini con frasi del tipo “sei soltanto mia mai più di nessuno, odio chi altro ti ha avuta o fatta sentire al sicuro” o ancora, “per te vado in galera”. Forse bisognerebbe spiegare ad Elodie dove sia di casa la coerenza visto che, ai fatti, sembra proprio non saperne nulla!
Fonte: Mowmag.com
Stefano Boeris