Cosa aspettarsi delle evoluzioni del disastrato paese nordafricano?

Dal 2011, anno della caduta di Gheddafi, la Libia è in preda ad una sanguinosa guerra civile frutto delle divisioni interne, simboleggiate dalle diverse milizie armate, e di un vuoto governativo incolmabile lasciato dalla scomparsa del vecchio Leader.

Da qualche anno sembra che, dopo i vari tentativi negli anni, si sia raggiunta una parvenza di stabilità con il nuovo governo di unità nazionale guidato da Ddeibha. Quest’ultimo ha da subito espresso la volontà di ricostituire il precedente reticolato di rapporti internazionali e, da quanto emerge, gli uomini giusti per portare a compimento tale impresa ci sarebbero.

A rivestire un ruolo di massima importanza in questi territori era stata in passato l’Italia ed è proprio su questa e la sua alleanza, prettamente economico-commerciale, che il Primo Ministro libico punta fortemente per la rinascita del suo Paese.

Fonte: Linkiesta

Mario Draghi, ormai quasi tre anni fa, appena insediatosi a Palazzo Chigi, nella sua prima missione estera, si era recato a Tripoli per incontrare Ddeibha.

In particolare, i temi discussi, erano stati la costruzione di infrastrutture per il miglioramento delle condizioni generali del Paese, la costruzione di impianti necessari alla transizione ecologica e il potenziamento della sanità, il tutto attraverso l’impiego di società italiane. Altro tema importante, essendo le due nazioni protagoniste nel Mediterraneo, era stato il flusso migratorio per il quale la Libia si impegnerà nel controllo sia delle partenze verso l’Europa, sia degli ingressi nel proprio territorio dei migranti provenienti dall’Africa Subsahariana.

Le relazioni internazionali sono il cardine della rinascita di un Paese lacerato da anni di violenze. In questo contesto l’Italia, e più in generale l’Europa, hanno da tempo promesso il loro impegno ma si è ancora lontani dall’obiettivo.

Un ostacolo al raggiungimento della pace e dell’equilibrio sono, ad esempio, le truppe straniere di Russia e Turchia presenti sul territorio libico in nome delle mire egemoniche dei due rispettivi stati.

Alberto Fioretti

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