A più di dieci anni di distanza come ricordiamo il Governo Monti?

Era il 16 novembre 2011. Mario Monti scioglieva la riserva a formare un nuovo Governo, comunicando la lista dei ministri. Una lista composta interamente da personalità esterne alla politica: un unicum nella storia repubblicana. Se infatti altri governi “tecnici” come Ciampi, Dini, o lo stesso Draghi annoveravano un mix di politici e tecnici, quello di Monti fu un governo tecnocratico nel senso piò puro del termine. Ciò significa che, oltre a godere di una larga legittimazione parlamentare, simile a quella che fino a un anno e mezzo fa sosteneva un altro Mario, la compagine montiana non doveva rispondere agli elettori circa le scelte – o diktat, per i più maliziosi – che avrebbe varato.

All’epoca, infatti, il dibattito mediatico e politico si incentrava sullo “spread”: il differenziale tra bond italiani e tedeschi. Un valore non trascurabile, ma nemmeno specchio della salute economica del Paese. Tant’è che prima e dopo il 2011 raramente il tema ha interessato la stampa o l’opinione pubblica. Eppure, quell’anno vi fu un’escalation mediatica parallela allo spread, presto tradottasi in pressione politica e culminata nelle dimissioni dell’ex premier Silvio Berlusconi; in quella che ad alcuni parve più una deposizione del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza, democraticamente eletta.

L’esecutivo Monti rimase in carica fino all’aprile del 2013, ma il suo ricordo è tutt’ora oggetto di dibattito. Per alcuni fu il “Governo dell’austerity”, che impoverì milioni di famiglie già provate dalla crisi economica e che creò gravi ricadute sociali con le sue riforme, tra cui gli esodati della famigerata legge Fornero. Per altri, si trattò di un governo emergenziale, dai tratti messianici; che ebbe il merito di varare riforme impopolari quanto necessarie a scongiurare il default del Paese.

Fonte: Wikipedia

Comunque la si guardi è un Governo che ha segnato profondamente la Seconda Repubblica, ponendo fine al “ventennio breve” berlusconiano e catalizzando l’exploit del M5S alle successive politiche del 2013. In altre parole, indusse un profondo cambiamento nel sistema politico italiano, che da bi- divenne tripolare.

Alberto Fioretti

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