Chi oggi ha la testa e la capacità di pensare a soluzioni nuove non per forza restrittive deve collaborare

Il periodo dell’anno tra metà settembre e metà dicembre è sempre stato molto intenso.
Ricominciano le scuole e ci si riappropria da genitori di spazi temporali dimenticati da fine giugno. Chi lavora intensifica relazioni e sviluppa progetti e nuove idee. O almeno ci prova.
Si ricomincia necessariamente a fare un po’ di sport, ci si iscrive non convinti ad una palestra e si cerca di organizzare qualche serata con gli amici cittadini abbandonati nei mesi estivi.
I rapporti umani intesi soprattutto nella loro gestualità saranno come prima? Mi spiego meglio. Ricominceremo con baci, bacetti, bacini, abbracci forti o accennati, strette di mano veloci, intense o prolungate?

Qualche giorno fa l’edicolante che non mi vedeva da tempo mi ha proposto una stretta di mano ma non vedendomi convinto ha subito abbandonato l’idea virando su facili domande sulla trascorsa estate. Ho pensato che questa mia non disponibilità è la conseguenza di una insicurezza sul futuro. Non ne parliamo quasi più ma del Covid ce ne siamo veramente liberati o ci aspetta la terza ondata con una inesorabile quarta dose?

Ovviamente speriamo di no, ma l’altra sera un giovane tassista poco più che ventenne riportandomi a casa dopo una cena era molto pessimista ed esortandomi educatamente ad indossare la mascherina mi raccontava come i suoi coetanei, ancora non coinvolti in un lavoro, dessero per scontato la fine della pandemia come per esorcizzare il tempo che verrà e lasciarli più liberi di fare le loro scelte per affrontare un percorso di vita.

Avranno ragione? Auguriamocelo.

Mai come ora abbiamo bisogno di certezze, di idee chiare e soprattutto di smetterla di vivere alla giornata. Il nostro presente ha bisogno di giovani che disegnino un futuro immediato, che propongano idee nuove e cambiamenti stimolando chi ha le leve per cambiare e migliorare ma è stanco di pensare. Senza entrare in discorsi politici i movimenti giovanili di qualsiasi colore nati negli ultimi dieci anni si sono esibiti in una veloce fiammata propositiva ma anche in una velocissima estinzione. Troppo benessere? Una vita familiare in fondo comoda?

Fonte: QuiFinanza

I mesi che verranno saranno probabilmente molto duri. Il problema energetico ci priverà di nostre consuetudini. Anche vedere una città con i propri monumenti e pezzi di quartieri “spenti” di notte non dovrà diventare una nuova abitudine.

Chi oggi ha la testa e la capacità di pensare a soluzioni nuove non per forza restrittive deve collaborare.

In altri paesi ci sono Università che sfornano i manager del futuro e noi in questo se vogliamo non siamo inferiori a nessuno, la nostra storia e la nostra cultura ereditata dal passato ci consentono di avere quel qualcosa in più che fa la differenza. La parola giovane è forse inflazionata ma ancora di più quella di esperto che ci porta a preferirlo e a non rischiare mai di cambiare.

È l’unione di entrambi che farebbe del nostro Paese un protagonista assoluto ma alla base manca un rapporto familiare tra genitori e figli che va recuperato, sicuramente migliorato con un dialogo più attento e costante magari parlando un po’ meno di calcio e molto più del futuro da “costruire insieme!”

Raimondo Astarita

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