Il populista Javier Milei vince in Argentina; il suo folle programma è già in atto
L’Argentina ha scelto il suo nuovo presidente. É Javier Milei, economista populista e ultraliberista, uscito vincente dalle elezioni tenutesi nel mese di novembre. Milei ha ottenuto il 55% dei voti al ballottaggio con lo sfidante di centrosinistra Sergio Massa (ex ministro dell’Economia), sostituendo così il presidente uscente Alberto Fernandez.
Il suo governo si è da poco insediato alla Casa Rosada con una cerimonia tenutasi a Buenos Aires difronte al Parlamento e a tantissimi suoi sostenitori. Il nuovo presidente Milei e il suo movimento “La libertad avanza” hanno dunque scardinato lo schema tradizionale delle presidenziali argentine, dominate ormai da molti anni dalla destra di “Juntos por el cambio” e dai peronisti di “Union por la Patria”.
Il Milei politico nasce da opinionista negli studi televisivi, dove si fa notare più per i suoi toni aggressivi che per le sue competenze in materia economica.
Fonte: Wikipedia
È così che, nel 2021, entra in Parlamento, dove l’attacco alla casta diventa la sua cifra distintiva, tanto da definire lo stato un’organizzazione criminale e decidere di regalare il suo stipendio con un sondaggio. Fino a quando decide di candidarsi alle elezioni presidenziali, spaccando in due il paese. Milei si è fatto conoscere al pubblico argentino (e non solo) per le sue inquietanti esternazioni nei talk show e i suoi comportamenti tanto ridicoli quanto preoccupanti.
Famoso è ormai il video in cui imbraccia una motosega tra i suoi sostenitori per simboleggiare i tagli alla spesa pubblica. Figura estremamente polarizzante, Milei è riuscito a guadagnare la maggioranza dei voti combinando un manifesto politico radicale con gli slogan degni dei miglior populisti. La solita retorica contro la casta, accusata di aver condotto il paese verso il declino, è forse l’aspetto meno preoccupante e più scontato del suo programma.
Tra le proposte presentate in campagna elettorale figura la dollarizzazione dell’economia argentina, ovvero la sostituzione della moneta nazionale, il peso, con il dollaro. In varie occasioni ha poi sostenuto di voler chiudere e bruciare la Banca Centrale argentina.
Le sue iniziative economiche, ispirate a teorie ultraliberiste, sono incentrate sull’idea di una presenza minima dello stato. Riduzione della spesa pubblica, privatizzazione delle imprese pubbliche e forti tagli delle tasse sono alcuni esempi della sua ricetta economica, che molti giudicano impossibile da realizzare.
A destare preoccupazione nell’opinione pubblica sono anche le iniziative sociali. Milei non ha nascosto la sua volontà di commercializzare le armi (seguendo il pessimo modello statunitense) e dare vita al mercato della vendita di organi. Radicali sono anche le posizioni sul cambiamento climatico, di cui Milei è un fiero negazionista, e sull’aborto. E di Papa Francesco ha detto che è “il rappresentante del maligno sulla terra”.
Il governo di Milei è purtroppo già all’opera e sta iniziando ad attuare le prime misure. Il neoeletto presidente ha deciso di svalutare il peso del 50% e sta per varare un piano di tolleranza zero nei confronti di chi cercherà di manifestare. Le forze di polizia avranno la possibilità di interrompere gli scioperi e di arrestare arbitrariamente i manifestanti, rischiando così di far cadere di nuovo l’argentina in un regime autoritario.
Il populismo, dopo aver conquistato il Brasile con Bolsonaro, sbarca nell’altro grande paese dell’America Latina. Ma questa volta assume tratti decisamente più spaventosi, rischiando di far rivivere all’Argentina i fantasmi di un passato dittatoriale.
Giulio Picchia