Il benpensante è stufo, è stanco, è esasperato di sentirsi dare ragione, su cose scontate, a guai consumati e dopo 40 anni

L’inflazione rilevata fa veramente paura, l’Europa registra un indice al di sopra del 5 %. La rivalutazione degli affitti in Italia nel mese di gennaio ha una base pari al 4,8%. Di contro i titoli di Stato ancora non seguono questo trend, e speriamo non lo facciano. Considerate che mediamente un punto in più sui rendimenti comporta per il governo un costo a bilancio pari a 25mld di euro. Se l’inflazione si attestasse nell’anno su questi valori ed il Ministero delle Finanze fosse costretto ad inseguirla avremmo un ulteriore costo per interessi sul debito pari a circa 125 mld. di euro. Draghi o non Draghi lo Stato non fa bilancio.

Unica fortuna è che la pandemia ha messo altri Paesi, considerati forti – certamente meno deboli di noi – in una condizione di indebitamento per la quale anche loro intendono trovare rimedi. L’evento era atteso. Nel 2008 con la crisi Lehman Brothers, ancor prima con le torri gemelle, ed oggi con il Covid i grandi maestri dell’economia mondiale (non è ironico) hanno trovato una soluzione a queste tempeste finanziarie: stampare moneta. Con questa moneta le Banche Centrali hanno comprato e comprano a mani basse Titoli di Stato permettendo così ai singoli Paesi di indebitarsi ulteriormente ed in modo ingente, a tassi bassi e spesso negativi.  Ad esempio, il CCT Italia, considerato dalle grandi agenzie di Rating di un solo gradino superiore ai titoli definiti “Spazzatura”, è stato venduto in questi anni a tasso negativo. Si avete capito, come se voi aveste accettato di prestare i vostri 100 euro ad un’azienda in evidente stato di dissesto accettando fin da subito e per contratto che, dopo un anno, ve ne avrebbe restituiti 99. Chiaramente questo è contro ogni principio economico. La stampa del denaro è stata l’elemento mancante agli economisti nella grande crisi del 1929, crisi che ha portato alla repressione dei manifestanti ed alla chiusura delle borse anche a New York. Quindi, tutto giusto. Sì, certo, ma doveva rimanere chiaro che questa formula non poteva essere la cura della malattia, ma solo l’anestetico. Se state molto male il vostro medico non vi verserà in bocca tutta la bottiglia di anestetico. Vi somministrerà l’antidolorifico nelle giuste dosi per esentarvi dal dolore, ma nel frattempo vi curerà, vi opererà, combatterà la malattia. Noi no. Noi siamo tutti felici dell’ulteriore immenso rubinetto aperto dall’Europa con il Pnrr al nostro indebitamento, ma quando abbiamo parlato di spending review, di revisione della spesa pubblica, abbiamo subito sospeso il discorso. La politica non ce la faceva e non ce la fa. E allora guardatevi intorno e chiedetevi se, Draghi o non Draghi, mentre ci indebitiamo per altri 130 mld di Euro (80 mld ce li regalano) avete visto qualche risparmio di spesa dello Stato o qualcosa che funzioni meglio (e non parlo del privato massacrato dalla pandemia, resiliente di suo nonostante la politica). Ma allora sarà veramente una manna questo Recovery Plan o sarà solo l’ultima, speriamo non nefasta, bottiglia di anestetico.

Il nostro Tesoro è stato però capace e previdente, in tutto il periodo dei tassi bassi e addirittura negativi ha emesso titoli a lungo termine in sostituzione di buona parte di quelli a breve, il che significa che davanti al rialzo degli interessi avrà meno bisogno di emettere Titoli di Stato e potrà aspettare, o più che altro sperare, che gli stessi tassi si abbassino prima di ricominciare a dover procedere con emissioni massicce e dolorose. Bene, chi paga? Questi titoli così a lungo termine, nonostante la notorietà che l’immissione senza freni sul mercato di denaro fresco di stampa genera inflazione, sono andati a ruba, li hanno comperati le banche, i fondi di investimento, il vostro family banker. Si, ma li hanno comperati con i vostri soldi, con i nostri risparmi ed il costo lo pagheranno i risparmiatori.  E quando entreranno sul mercato titoli a più alto rendimento le vostre obbligazioni – soprattutto le più lunghe – vedranno il loro valore fortemente decurtato ed avremo allora scoperto chi paga.

Infine, una piccola annotazione sul caro energetico, uno dei massimi elementi a spingere l’inflazione. Oggi si sentono svariati commentatori politici, all’epoca del referendum sul nucleare schierati per bandire tale sistema di produzione dell’energia dal nostro paese (uno per tutti l’ex potente direttore dell’Unità Sansonetti), dichiarare che la decisione di far uscire l’Italia dal nucleare all’epoca fu una follia. Altri scoprono oggi, e solo oggi, che le centrali nucleari francesi sono tutte schierate al confine italiano, con il risultato che il rischio nucleare è condiviso ma il controllo degli impianti è solo francese. Il benpensante è stufo, è stanco, è esasperato di sentirsi dare ragione, su cose scontate, a guai consumati e dopo 40 anni.

Ferruccio Zappacosta

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