12 anni fa moriva Muhammad Gheddafi

Lo scorso 20 ottobre ha segnato l’anniversario dalla morte di Mu’ammar Gheddafi. Un decennio fa la Libia si liberava finalmente del suo dittatore e di quell’autoritarismo militare che caratterizzava la sua struttura politica fin dal lontano 1969.

Con la morte di Gheddafi terminava di fatto anche la guerra civile (la prima) durata otto mesi; una guerra che aveva portato con sé migliaia di morti, oltre a destabilizzare l’intero scenario geopolitico del Mediterraneo. Ma che ne è stato della Libia da quel fatidico giorno? È riuscita effettivamente a trovare quella pace che si prefiggeva con la morte del suo sanguinario dittatore? Il processo di democratizzazione ha funzionato?

Fonte: RaiNews

La risposta, come molti già sanno, è un triste no.

Da quel giorno la Libia è entrata in una spirale d’odio senza fine, con massacri, lotte interne, espropriazioni, schiavismo. L’uccisione di Gheddafi e la fine del suo regime non portarono a cambiamenti positivi, anzi, la situazione peggiorò ulteriormente.

Il paese divenne terreno fertile per la proliferazione delle armi e di violenze settarie tra le varie tribù che da secoli formano il suo tessuto sociale. La fluidità dei confini nel Sahara e il flusso incontrollato di armi portarono alla destabilizzazione dell’intera area subsahariana, con ricadute sui paesi limitrofi come il Mali, dove scoppiò una guerra civile nel 2012.  

Il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT), cioè il governo provvisorio riconosciuto internazionalmente, non riuscì a controllare le vaste zone desertiche lontane da quelle maggiormente abitate di Tripoli e Bengasi, zone che risultarono poi il terreno più fertile per l’insorgenza del terrorismo nell’area.  

I conflitti tra le varie milizie rivali portarono alla morte di più di 500 persone all’anno nel biennio 2012-2013. La situazione divenne ancora più drammatica nell’inizio del 2014 quando il generale Khalifa Haftar manifestò, minacciando un colpo di stato, la volontà di dissolvere il Congresso Nazionale Generale (l’erede del CNT e primo organo legislativo democraticamente eletto dai cittadini libici e a maggioranza islamista) e il 16 maggio 2014 lanciò unilateralmente un’offensiva su larga scala a Bengasi chiamata Operazione Dignità.

Alberto Fioretti

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