In nessun modo la politica appare capace di cambiare in meglio la vita dei cittadini che ancora una volta hanno espresso scetticismo verso la classe dirigente

Nel giro di pochi mesi abbiamo registrato due record negativi per il nostro Paese su cui è necessario e urgente aprire una lunga riflessione. Dopo il risicato 64% di votanti alle politiche del settembre scorso – la percentuale più bassa nella storia delle votazioni per il rinnovo del Parlamento italiano – le elezioni regionali in Lazio e Lombardia del 12 e 13 febbraio ci consegnano un ennesimo tonfo della partecipazione: in Lombardia ha votato il 41,8% degli aventi diritto e in Lazio il 37,12%.

A Roma il dato si è fermato al 35%. Nella Capitale, hanno votato di più gli elettori del Centro e delle zone semicentrali della Capitale, Ztl compresa, mentre l’astensione ha raggiunto picchi significativi nelle periferie, in particolare nella zona di Tor Bella Monaca. Come evidenziato nei dati pubblicati dal sito di Roma Capitale, la maggiore affluenza si è registrata nel Municipio II (Parioli, Flaminio, Trieste, Salario, Nomentano, Tiburtino e Pinciano), dove ha votato il 39,16% degli aventi diritto: nel Municipio I (centro storico) è del 35,48%, Municipio III 34,71%, Municipio VII 35,01%, Municipio VIII 35,87%, Municipio IX 34,28%. 

Fonte: LeggoCassino.it

Il record dell’astensionismo, invece c’è stato a Tor Bella Monaca e Borghesiana, Municipio VI, con il 27,55% dell’affluenza. A seguire, sempre in linea con il crollo della partecipazione, c’è il Municipio X (Ostia e litorale romano). Di fronte a questa crescente disaffezione al voto, Politica e Istituzioni non possono sottrarsi alla necessità di analizzarne le ragioni, per porre in campo rimedi e strumenti a sostegno della cittadinanza attiva. A disertare le urne sono principalmente i giovani.

La nostra generazione non vota, non si sente rappresentata, non si esprime, non ha voce e quando cerca di pesare politicamente non riesce. I giovani rappresentano il 20% dell’elettorato, mentre la fascia elettorale degli over 50 è demograficamente dominante. Questo ricco serbatoio fa sì che i politici preferiscano trattare, a ridosso delle elezioni, temi che non impattano direttamente sulla quotidianità degli under 35.

Il problema, oltre a non pesare dal punto di vista numerico, si mostra quando alla prova dei fatti ci rendiamo conto che la nostra agenda non è interessante per i 2/3 dei partiti che animano lo scacchiere nazionale. Sono anni che gli studenti reclamano a gran voce una legge che permetta ai fuorisede, oltre 5 milioni, di poter votare. Nulla è stato fatto. Tutto tace e giace immobile. La politica non presta attenzione ai giovani e di conseguenza i giovani non legittimano l’esercizio della politica.

Come è possibile non rendersi conto della necessità che la Politica si apra al nostro ascolto, assuma il nostro punto di vista sulle cose da fare oggi. Servirebbe sia a limitare la distanza e la sempre più forte sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, sia a dare valore ai messaggi e alle richieste che le giovani generazioni lanciano ogni giorno.

Quindi, in nessun modo, la politica appare capace di cambiare in meglio la vita dei cittadini che ancora una volta hanno espresso scetticismo verso la classe dirigente che si candida a rappresentarli nelle Istituzioni.

Qualcuno sarà in grado di interpretare questi dati provando a trovare delle soluzioni o almeno delle risposte alle tante domande che vengono poste? La democrazia, se non esercitata, entra automaticamente in crisi alimentando l’oscurità.

E il rischio che alle prossime elezioni, locali o nazionali, l’affluenza subisca un ulteriore drammatico calo, non è così remota. Soprattutto tra le ragazze e i ragazzi.

Jacopo Gasparetti

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