Cosa pensare della sbandierata serietà della classe dirigente di FDI?

Si parla tanto della Meloni come una leader sempre più abbottonata e presentabile e del suo partito come sempre più istituzionale. Possiamo tuttavia dimenticare le evidenze venute fuori dall’inchiesta giornalistica di Fanpage di un paio d’anni fa denominata “Lobby Nera”. Da questa emergeva, infatti, un quadro inquietante di relazioni fra la destra neofascista e i due partiti istituzionali dell’area destra: FDI e Lega.

Lo schema era semplice, i movimenti di ultradestra, non essendo presentabili a livello elettorale, supportavano un candidato di FDI o Lega e in cambio ottenevano posizioni come portaborse o nelle segreterie. In questo modo ai partiti veniva garantito un appoggio elettorale che nei piccoli collegi è in grado di fare la differenza.

Gli esponenti di riferimento risultavano essere Fidanza, poi autosospesosi travolto dallo scandalo, il consigliere regionale lombardo Massimiliano Bastoni e Silvia Sardone, europarlamentare ora eletta al consiglio comunale di Milano. In particolare, Bastoni in alcuni video si definiva allievo di Mario Borghezio, l’ex parlamentare leghista che entrò nella Lega su suggerimento di Maurizio Maurelli, ex terrorista nero. Borghezio parlava di una “Terza Lega”, una corrente di estrema destra all’interno del partito vicina a movimenti come Lealtà e Azione, di cui Bastoni sarebbe il riferimento milanese all’interno della Lega. Non finiva qui, poiché la Procura di Milano aveva aperto un’inchiesta per le ipotesi di finanziamento illecito e riciclaggio.

Fonte: Open

Dal video emerge un tentativo di ottenere fondi per la campagna di FDI, su proposta di Fidanza all’infiltrato di Fanpage per poi ripulire il denaro tramite alcune lavatrici menzionate dal Barone nero, Roberto Jonghi Lavarini, storico esponente la destra radicale milanese. La patata bollente era poi finita nelle mani di una comprensibilmente imbarazzata Giorgia Meloni, che, per poter prendere le misure necessarie, chiedeva di vedere “tutto il girato”. Richiesta che era stata negata da Fanpage.

L’imbarazzante ombra della Fiamma si era inequivocabilmente proiettata in quel momento sul partito, il quale aveva da più parti un invito a condannare platealmente il fascismo, una svolta di Fiuggi 2.0.

La Meloni nei due anni trascorsi dalla messa in onda di queste immagini ha sicuramente, seppur con titubanze, goffaggini e ambiguità, preso le distanze da questi atteggiamenti e simpatie, ma la classe dirigente del suo Partito e delle stesse Lega e Forza Italia sono ancora ampiamente composti da persone che guarda con tenerezza e benignità all’esperienza del Ventennio. 

Ovviamente coloro che hanno ancora oggi riferimenti così pittoreschi e sgangherati non sono dei fascisti, e ancor più chiaramente non sono pericolosi, non sono dei futuri gerarchi, pronti a conculcare le libertà democratiche, ma sono per lo più buffoni, grotteschi saltimbanchi di cui si dovrebbe ridere comodamente assisi sulle poltrone di un cabaret e di cui certamente non bisognerebbe analizzare con acribia i discorsi pronunciati dagli scranni parlamentari o ministeriali. 

Alberto Fioretti

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