“Muratori”, la commedia di Edoardo Erba, che ha divertito il pubblico per due ore continue e strappato applausi a scena aperta al Piccolo Teatro Bellini di Napoli

È possibile divertire il pubblico per due ore continue, strappare applausi a scena aperta, intessere dialoghi in dialetto napoletano ma comprensibili a tutti grazie alle intonazioni vocali, alla gestualità, ai movimenti sul palcoscenico, ridere di gusto e vedere gli altri fare altrettanto e, in contemporanea, tra quei dialoghi, quei gesti, quel ridere affrontare tematiche relative a vari aspetti della condizione umana quotidiana e anche sollecitare riflessioni su temi di grande attualità?

La domanda si può facilmente trasformare in decisa affermazione se stiamo parlando di “Muratori”, la commedia di Edoardo Erba, andata in scena al Piccolo Teatro Bellini di Napoli, magistralmente interpretata da Massimo De Matteo, Francesco Procopio e Angela De Matteo per la regia di Peppe Miale.

La trama vede impegnati due muratori, Fiore e Germano, in un lavoro abusivo da svolgere di notte: devono costruire un muro tra il palcoscenico e la platea di un teatro non più utilizzato. Il muro sarà poi occultato dal sipario mentre lo spazio ricavato sul palcoscenico sarà affittato ad un supermercato confinante per farne un deposito.

È un lavoro sporco, ma può essere il primo che consentirà loro di affrancarsi dalla dipendenza di altri e avviare la loro “impresa” edile che dovrà consentire, nel tempo, guadagni tali da modificare la loro condizione sociale. A interrompere questi progetti, approfittando di pochi momenti in cui i due muratori rimangono l’uno senza l’altro, appare Giulia una donna misteriosa e bellissima che metterà in crisi il loro sodalizio.

Come per un giallo o anche un romanzo ottocentesco non sveliamo il finale, mentre annotiamo che la trama viaggia a ritmo serrato sull’onda dell’ironia, del sarcasmo, della comicità sfrenata nonostante le molte metafore e i temi che evidenzia.

Il luogo oggetto di abuso è un teatro ormai in disuso, un posto dove in cui di solito c’è l’incontro tra il mondo reale (gli spettatori) e quello finto (palcoscenico, scene. attori) e il muro dovrebbe separarli definitivamente, immolando il luogo della recitazione, della fantasia, dell’arte (il palcoscenico) a quello materiale di un magazzino, dell’economia, del guadagno.

Altro elemento centrale analizzato è l’amicizia tra i due muratori evidenziando come spesso i rapporti non sono del tutto orizzontali e paritari e uno si pone al di sopra dell’altro. E poi ancora l’amore, quello perduto e quello desiderato, quello inatteso e quello insperato, quello di apparenza e quello sincero, quello basato anche sulla forza e sulla dipendenza.

“Questa commedia è un omaggio al teatro – ha dichiarato Massimo De Matteo- inteso anche come luogo di libertà, come possibilità senza confini e come incontro sempre possibile, anzi direi necessario, tra realtà e finzione, dove ci si può divertire ma anche riflettere”.

Massimo De Matteo – Fonte: Anna Camerlingo

E in effetti nella costruzione drammaturgica del testo e delle dinamiche recitative è possibile cogliere echi della Commedia di Eduardo De Filippo, dei fratelli Marx, dei fratelli De Rege, di Totò e Peppino, di Troisi e La Smorfia, con pennellate di tenore cabarettistico e caratterizzazioni macchiettistiche.

“Il mio personaggio, il muratore Germano – dice Francesco Procopio – ha scarsa stima di sé, si sente inadeguato e indegno di amore e lo compra frequentando prostitute. Quando si illuderà di poter essere oggetto di desiderio, si smarrisce rischiando anche di perdere la ragione”.

Per Angela De Matteo invece“Giulia è un personaggio etereo, viene da un mondo altro, la sua bellezza e il suo parlare affascinano, è una via di mezzo tra una meteora, un fantasma, un desiderio che si incarna, un’illusione, un sogno, una speranza”.

Francesco Procopio e Angela De Matteo – Fonte: Anna Camerlingo

Due ore tutte d’un fiato, recitate a ritmo intenso dai tre bravissimi attori che letteralmente dominano il palcoscenico e cavalcano autorevolmente la trama, con pause ben scelte per consentire allo spettatore di riprendersi dal ridere continuo e avvicinarsi, di volta in volta, anche al non detto che sottende la trama.

Prossimo appuntamento al Teatro Iqbal Masih di Formia l’11 novembre.

Giuseppe Fabiano

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