Oggi come allora, la risposta dei governi di fronte alle minacce alla pace è stata debole, inconsistente e tardiva. Resta, comunque, intatta la domanda di democrazia da parte dei popoli

A dispetto di qualche sommessa protesta, questo 17 marzo 2024 ha regalato a Vladimir Putin un trionfo che è andato al di là delle aspettative. Con quasi il 90% dei voti, lo Zar si è aggiudicato anche questa elezione presidenziale (la quinta) che lo vede primeggiare con Iosif Stalin quale leader più longevo della storia russa. Putin, infatti, resterà al governo del suo Paese fino alla primavera del 2030. Tutto ciò, nonostante il perdurare del conflitto in Ucraina, le sanzioni internazionali, il rischio di un confronto diretto con la NATO e, non di minor importanza, la crescente opposizione alla sua leadership da parte dei liberali russi.

Fonte: RaiNews

In particolare, dei sostenitori di Navalny, che nella giornata di ieri hanno contestato il voto, formando file interminabili ai seggi, in spregio alla repressione poliziesca ordinata dal governo di Mosca. Sui social, questo movimento è stato già ribattezzato la “Protesta di Mezzogiorno” e c’è da credere che ne sentiremo ancora parlare nei prossimi mesi. Esso, nei fatti, è rimasta l’ultima speranza per un futuro democratico e pacifico della Russia. Specialmente, in considerazione dei risultati inconcludenti riportati dagli altri candidati alla presidenza. Dopo Putin, i voti sono stati distribuiti fra Nikolai kharitonov (4,19%), Vladislav Davankov(4,08%) e Leonid Slutsky (3,15%).

Fonte: Il Foglio

Non ha potuto, invece, partecipare alla competizione elettorale il candidato pacifista, Boris Nadehzdin, il quale ha fin dall’inizio supportato la singolare protesta svoltasi ieri in alcuni seggi di Mosca e San Pietroburgo. Per costoro, non a caso, Vladimir Putin ha già promesso conseguenze draconiane, volte a consolidare il suo predominio, pressoché assoluto, sulla Russia. Intervenendo presso la sede del quartier generale della sua campagna elettorale, egli ha infatti sottolineato che qualunque tentativo da parte dell’Occidente di interferire in questa elezione, sostenendo coloro che lo contestano, è stato vanificato. Ha poi affermato che, malgrado gli attacchi di questi giorni su Belgorod e altre città della Russia meridionale, la Guerra in Ucraina continuerà, fino alla completa liberazione del Donbass dalle truppe di Kiev.

Infine, l’ammonimento alla NATO e alla UE a non intervenire direttamente nel conflitto, pena il rischio di una guerra su scala globale. Una chiara risposta a quanto affermato venerdì a Berlino, durante il vertice fra Macron, Scholz e Tusk.  Da giorni, il Presidente francese non nasconde le proprie preoccupazioni per la piega che gli eventi stanno prendendo. A margine della conferenza stampa, Macron ha, infatti, dichiarato di non poter più escludere una guerra con la Russia né l’eventualità di dover inviare truppe di terra a combattere su suolo ucraino.

Più cauta è stata la posizione della Germania, la quale ha ribadito che non ci sarà nessuna azione offensiva di matrice preventiva contro Mosca. Tuttavia, il clima internazionale resta teso. Putin ha rimarcato che, qualora la sopravvivenza della Russia dovesse essere a rischio, non esiterà a ricorrere al proprio arsenale nucleare per difendere il suo Paese e annientare la NATO. I timori degli esperti è che, presto o tardi, il casus belli per l’allargamento del conflitto in Europa possa realizzarsi nel Baltico, ormai ridotto a un lago militarizzato dalle potenze occidentali.

Fonte: Yahoo News

Recentemente, sono stati registrati spostamenti di truppe e di sistemi balistici al confine fra Russia e Finlandia, specialmente dopo l’adesione di Helsinki un anno fa all’Alleanza Atlantica. Solo oggi, Putin ha ricordato alla Finlandia quanto avvenuto nel 1940 con la Guerra d’Inverno, lasciando intendere che una nuova invasione russa della repubblica scandinava non è un’ipotesi così remota. Si potrebbe quasi dire che la storia torna, per mezzo dei suoi numerosi ricorsi, tragicamente a ripetersi. In tal senso, il vertice di Berlino rappresenta inquietanti somiglianze con la Conferenza di Monaco del 1938, che certificò, oltre ogni ragionevole dubbio, il fallimento delle democrazie occidentali nel contenere l’espansionismo nazista in Europa.

E proprio oggi, come allora, la risposta dei governi di fronte alle minacce alla pace è stata debole, inconsistente e tardiva. Resta comunque intatta, a prescindere dalla volontà di chi detiene il potere, la domanda di democrazia da parte dei popoli.

Fonte: Teach All Nations inc.

Come ha detto recentemente anche Anne Applebaum, storica firma dell’Economist, l’idea di democrazia è talmente forte che finanche Putin deve fingere di averla per accreditarsi come leader del suo popolo. Essa, infatti, è la miglior garanzia per lo sviluppo e il mantenimento degli equilibri mondiali. Equilibri oggi messi a repentaglio dalla guerra e che rendono questo turbolento 2024 un anno che certamente non passerà inosservato nella storia della civiltà contemporanea.

Gianmarco Pucci

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