Il razzismo va condannato sempre e assieme ad esso è giusto condannare chi si dichiara antirazzista ma poi considera il fattore cutaneo il solo elemento degno di nota
La notizia viene dal nord Europa e, precisamente, dall’Inghilterra. Parliamo dell’Arsenal, la squadra calcistica femminile londinese, finita sotto i riflettori delle maggiori testate giornalistiche, in seguito alla sua formazione che, a detta di una certa stampa e tifoseria, sarebbe espressione di un razzismo da combattere e condannare.
Di fatto, l’organico vede la presenza di sole giocatrici bianche e nessuna giocatrice negra (ricordo che il termine “negro” è tutt’altro che razzista ma proviene dalla lingua latina il cui significato è “colui/colei dalla pelle nera”), se non tra le “ultime” riserve.
Tale composizione ha scatenato i cosiddetti “antirazzisti” che subito hanno chiesto spiegazioni in merito al punto da indurre i Gunners (ovvero giocatori e tifosi) a rilasciare il seguente comunicato: “Riconosciamo che la nostra attuale prima squadra non riflette la diversità esistente nel club e nelle comunità che rappresentiamo”. La “priorità chiave” è quella di rendere l’organico più diversificato.
La foto incriminata vede 27 calciatrici più l’allenatore Jonas Eidevall, con la pelle bianca. Sui social, questa immagine è stata pane per certi utenti che hanno così commentato: “Nel 2023 nessuna squadra professionistica, maschile o femminile, dovrebbe essere formata da un organico di soli bianchi”.
Fonte: Il Napolista
L’Arsenal femminile è un club di vertice che ha al suo attivo la vittoria della Coppa di Lega e quest’anno dal Manchester United ha acquistato Alessia Russo, la fortissima attaccante della Nazionale di origine italiana.
Ma questa notizia è la punta di un iceberg. All’inizio di ottobre, infatti, la commissione, presieduta dall’ex giocatrice Karen Carney, col compito di analizzare lo stato del calcio femminile inglese, aveva sottolineato come priorità la presenza più ampia delle minoranze dentro e fuori dal campo.
Un segnale forte quello che viene da oltremanica ma… di stupidità. Analizzando quanto successo, emerge come proprio gli antirazzisti che hanno sempre fatto dell’uguaglianza un concetto primario, siano i primi a dare un peso specifico assurdo al colore della pelle.
Se questa buffonata dovesse prendere piede, il calciomercato si ritroverebbe, di fatto, a seguire parametri legati non più alle reali capacità dell’atleta (uomo o donna che sia) bensì al colore della pelle. Per essere ancora più espliciti: una squadra sarebbe costretta ad acquistare determinati giocatori (o giocatrici) solo per un discorso di razza. Capacità, attaccamento alla maglia, passione, sudore, sacrificio, sarebbero tutti ingredienti di secondo piano rispetto alla “tinta” epidermica che avrebbe la supremazia nelle scelte di Club.
Un’incongruenza ciclopica al pari delle ridicole “quote rosa”. Dunque, se da un lato abbiamo messaggi legati alla preparazione, all’impegno, al valore della persona, dall’altro ecco che fattori esteriori o sessuali tornano ad avere l’ultima parola. E questo potere viene dato proprio da coloro che parlano di parità, discriminazione, razzismo e quant’altro.
Eppure, nessuno si è mai preoccupato di far notare come, ad esempio nella Nazionale francese, la maggior parte dei giocatori in campo fosse di colore. Per coerenza, dovremmo parlare di razzismo anche in questo caso. Ancora, nella cittadina tedesca di Dortmund, il museo “Zeche Zollern” ha vietato l’ingresso ai visitatori bianchi in determinati orari. Gli organizzatori hanno motivato la cosa spiegando che era necessario offrire uno “spazio sicuro” mentre, in un’università del Sudafrica è stato affisso un cartello con la scritta “vietato l’ingresso ai bianchi”. Ciò nonostante, non vi è stata nessuna sollevazione popolare. Non c’è bisogno di essere degli illuminati per immaginare cosa sarebbe successo se tale cartello fosse stato rivolto ai negri.
L’imbecillità è una colpa che va sempre condannata. Quanto sta avvenendo è espressione di un fallimento ormai scaduto nel ridicolo. Pensiamo, ad esempio, alle pagliacciate legate alle storie della Disney che i buonisti di turno vorrebbero modificare per dare un segnale di rispetto verso certi gruppi etnici.
Non dobbiamo mai dimenticare che il razzismo va condannato sempre, a 360 gradi e non solo a 180°. E assieme al razzismo, è, altresì, giusto condannare chi a parole si dichiara antirazzista ma poi, nei fatti, considera il fattore cutaneo il solo elemento degno di nota.
Stefano Boeris