I giovani dormono in tenda contro i prezzi alle stelle; le istituzioni si muovono

Dopo molto, forse troppo tempo, i giovani hanno deciso di alzare la voce contro il caro affitti. Da più di dieci giorni studentesse e studenti hanno deciso di accamparsi con le tende davanti alle università di tutta Italia per manifestare contro un’emergenza divenuta ormai insostenibile per molti. Dal Politecnico di Milano a La Sapienza di Roma passando per Bologna e Firenze, la protesta studentesca sta coinvolgendo varie città della penisola dove la situazione abitativa e gli affitti troppo costosi rischiano di ledere il diritto allo studio di molti fuorisede.

L’idea, decisamente singolare, di dormire in tenda difronte agli atenei è partita dalla ventitreenne Ilaria Lamera, studentessa di ingegneria ambientale al Politecnico di Milano. Dopo esser stata pendolare per mesi da Alzano Lombardo (in provincia di Bergamo), ha trovato una sistemazione nel capoluogo Lombardo in una stanza da 600 euro al mese. Molti giovani, toccati dalla stessa problematica, hanno dunque scelto di emulare la protesta della ragazza bergamasca per stimolare opinione pubblica e classe dirigente ed andare verso una soluzione che metta fine all’emergenza.

Negli ultimi tempi, infatti, i prezzi degli affitti hanno toccato picchi insostenibili per i ragazzi. A guidare la classifica del caro affitti è Milano, dove, secondo l’ente di ricerca indipendente Scenari immobiliari, il canone d’affitto medio per una stanza è di 810 euro. A seguire la Capitale con 630 euro e Bologna con 530. La situazione abitativa nelle grandi città è aggravata dalla carenza di alloggi universitari, che non riescono a soddisfare l’enorme richiesta proveniente dagli studenti fuorisede. Per questi motivi sono stati stanziati, attraverso i fondi provenienti dal PNRR, 960 milioni per alleggerire la situazione; ma il rischio è che essi finanziano la costruzione di residenze gestite dai privati, che non contribuisce però all’abbassamento dei prezzi.

Fonte: Today

L’intento di suscitare scalpore, almeno per ora, sembra andato a buon fine. La protesta dei giovani è stata infatti recepita da enti universitari, istituzioni e classe politica. In questi giorni le rappresentanze degli studenti hanno tenuto degli incontri con leader politici e, come nel caso di Milano, sindaci delle rispettive città. Il tema è dunque diventato di attualità e, come spesso accade in Italia, ha assunto molto in fretta i connotati di uno scontro politico tra maggioranza e opposizione. La sinistra, a cui sono molto legati gli ambienti vicini alle proteste, ha infatti espresso subito solidarietà ai ragazzi attraverso il leader del Partito Democratico Elly Schlein e Giuseppe Sala. Da destra invece si levano voci meno convinte sulle istanze degli studenti, talvolta accusati di esagerare e di ricercare troppa comodità.

Tralasciando però le sfumature e le strumentalizzazioni politiche, l’incontro più importante di questi giorni è quello avvenuto il 12 maggio scorso tra la rappresentanza degli studenti (in particolare il gruppo di Cambiare Rotta) e la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Le richieste degli studenti si racchiudono in quattro istanze che includono innanzitutto l’istituzione di un tavolo permanente tra organizzazioni studentesche, Miur, Ministero dei Trasporti e Conferenza delle Regioni. Sul tavolo ci sono anche l’abolizione della legge sulla liberalizzazione del mercato degli immobili, un censimento degli stabili sfitti e un aumento degli studentati pubblici.

Nel frattempo, però, proprio oggi il governo Meloni ha deciso di ritirare l’emendamento che sbloccava i 660 milioni per fronteggiare la situazione alloggi. La motivazione, riferisce l’esecutivo, è che esso venisse giudicato inammissibile per estraneità di materia.

Giulio Picchia

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