Un’opera dolce in cui le immagini e i sentimenti si fondono fino a diventare un tutt’uno, lasciando lo spettatore affascinato come dopo aver letto una favola

Sidonie Perceval, scrittrice francese di successo, si trova all’aeroporto di Parigi in partenza per il Giappone. La donna, un po’ trafelata, sta effettuando il check-in, poggia il suo bagaglio sullo scorrevole della compagnia aerea, improvvisamente però ritira la valigia. È in ritardo e pensa di non fare più in tempo a prendere l’aereo. In realtà è solo assalita dai dubbi, forse non è così tanto sicura di voler partire. 

Sono queste le prime immagini di “Viaggio in Giappone”, nuovo film di Elise Girard.

Fonte: Cinema Odeon

Ma chi è Sidonie? Perché sta partendo per il Giappone? Iniziamo a capire qualcosa appena scende dall’aereo. Ad accoglierla c’è il suo editore, Kenzo Mizoguchi con il quale inizia un lungo tour nel Paese del Sol Levante per presentare una riedizione del suo primo libro. È Kenzo che l’ha invitata e i suoi incontri con i lettori mostrano subito che l’editore ha avuto ragione, le persone la amano e la considerano un punto di riferimento per uscire dal dolore. Già, perché il libro di Sidonie è frutto di un dolore.

Poco più che adolescente ha perso i genitori e il fratello in un incidente d’auto. Lei è la sola superstite, viva e miracolosamente illesa. Come per un senso di colpa irrefrenabile la allora giovanissima scrittrice sfoga il suo dolore nelle pagine del suo libro ed è subito successo.

Fonte: Sentieri selvaggi

Sono trascorsi molti anni da allora, ma il passato sembra tornare quando Kenzo le chiede di presentare di nuovo questa sua opera prima. Nel tour attraverso il Giappone l’editore, come un buon amico, le è sempre vicino.

Man mano che passano i giorni i due cominciano ad aprirsi e così Sidonie racconta che ha recentemente perso il marito, l’uomo che fra l’altro l’aveva aiutata dopo la disgrazia, anche lui in un incidente automobilistico, e che il dolore, che pensava l’avesse abbandonata, ora la avvolgeva di nuovo. Anche kenzo non è felice, il suo matrimonio è alla deriva e questo viaggio con la sua scrittrice è come una boccata d’aria in una vita in cui gli entusiasmi sembrano essersi persi in un tempo ormai troppo lontano.

Ad un tratto avviene qualcosa, Sidonie si accorge che il marito in qualche modo sembra non l’abbia abbandonata. La sua immagine comincia a comparirle nei momenti più inconsueti, ma ciò che la sconvolge è che queste apparizioni sono sempre più frequenti e, anche se impalpabili, sempre più concrete.

Ne parla con l’amico Kenzo ed egli le spiega che il Giappone è una terra strana dove le anime delle persone amate a volte possono ripresentarsi per un ultimo commiato. Entrambi sono consapevoli che si tratta solo di una suggestione, ma allo stesso tempo ella si rende conto che, se il marito le si è ripresentato proprio in quel viaggio, vuol dire che quella terra è veramente propizia a rimescolare le carte nella sua mente.

Sidonie e il suo accompagnatore visitano Osaka, Kyoto, Tokyo e poi l’isola di Naoshima. A quel punto gli impegni che la presentazione del libro impone, diventano marginali, ogni sostafinisce per essere soprattutto un lungo momento di riflessione e i due finiscono per unirsi sempre più.

Un film dell’anima che a tratti assume l’aspetto di un road movie su cui scorrono immagini suggestive di un paese a noi in gran parte sconosciuto. Isabelle Huppert è Sidonie, malinconica e affascinante in un ruolo che sembra scritto per lei, l’attore coreano Tsuyoshi Ihara è perfetto nei panni dell’editore che fin da subito appare coinvolto dalla sua scrittrice, una donna che non conosceva, ma che evidentemente lo aveva già attratto leggendo il suo romanzo.

Un’opera, dunque, di riflessione e dolce in cui le immagini e i sentimenti si fondono fino a diventare un tutt’uno, lasciando lo spettatore affascinato e coinvolto come dopo aver letto una bella favola.

Lello Mingione

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