La serie ha diviso la critica. Molte testate l’hanno definita volgare. Al contrario, viene elogiata da Paris Match, Le Figarò e dalla rivista Marianne

L’eleganza è sempre stata una caratteristica preponderante di certo cinema francese. Ricordo film come “Benvenuti al nord” o “Quasi amici”, o il bellissimo “Piccole bugie tra amici”. Tutte pellicole che, oltre ad avere una certa originalità, racchiudono sempre uno spiccato gusto per il bello. Questo avviene anche nelle cosiddette serie televisive. Basta pensare a “Chiami il mio agente” o “Le Bureau” e subito ci rendiamo conto che anche in questo caso la caratteristica dell’eleganza è il comune denominatore delle produzioni transalpine.

Recentemente ne ho avuto conferma guardando una serie davvero intelligente che, nonostante l’argomento un po’ delicato, si muove a suo agio rendendo la storia, una via di mezzo tra la commedia brillante alla Cage aux folle, e la favola, diciamo così, ardita, almeno nei suoi contenuti. Sto parlando di “Alphonse” serie televisiva francese dello scorso anno, creata da Nicolas Bedos.  

Fonte: IMDb

Alphonse Bisson lavora presso un commerciante di orologi, è sposato con Margot con la quale ha un rapporto un po’ stanco, ma comunque soddisfacente. Nella sua vita non sono presenti grandi slanci né nel bene né nel male; tuttavia, nel complesso ogni cosa fila piuttosto tranquilla. Un giorno però durante una transazione commerciale viene derubato di un prezioso orologio e la ditta per la quale lavora lo mette alla porta. Alquanto preoccupato dalla perdita del lavoro si riavvicina al padre Jaques col quale da tempo non ha buoni rapporti. In fondo non chiede nulla, solo uno scambio di battute, inaspettatamente però, proprio dal colloquio col genitore scaturiranno eventi che gli cambieranno la vita.

Viene, infatti, a sapere che Jaques si è sempre guadagnato da vivere accompagnandosi a donne desiderose d’affetto che lo pagavano lautamente, insomma suo padre praticava e ancora pratica il mestiere del gigolò. La sorte vuole che Jaques sia momentaneamente bloccato da un forte mal di schiena e così propone al figlio disoccupato di sostituirlo per un po’. Alphonse è inizialmente contrario, ma alla fine, obtorto collo, si vede costretto ad accettare. È l’inizio di una nuova vita. Comincia a frequentare assiduamente gran parte delle clienti del padre, donne di tutte le età, soprattutto anziane però e piano piano inaspettatamente si trova ad affezionarsi a loro e ai loro desideri reconditi. Affronterà situazioni di ogni tipo, allegre, tristi, a volte goffe e surreali, altre grottesche, conoscerà tutto un mondo del quale ignorava l’esistenza e d’un tratto si renderà conto che quella vita gli piace.

Fonte: JustWatch

La serie che ha avuto grande successo in Francia e da qualche mese è disponibile anche da noi, ha diviso la critica. Molte testate l’hanno definita volgare, di cattivo gusto, misantropa e misogina. Al contrario, viene elogiata da Paris Match, Le Figarò e dalla rivista Marianne. 

Per quanto attiene il mio punto di vista mi trovo del tutto d’accordo con gli elogi sulla serie e confermo senza ombra di dubbio l’estrema eleganza e ironia con la quale è stato trattato il delicato argomento. Perché delicato poi, davvero non si capisce, siamo sommersi da orribili notizie di guerre e violenze di ogni genere e dobbiamo preoccuparci di come parlare di certe cose senza angustiare la sensibilità generale.

Va bene, ma questa è un’altra questione. La serie, oltre all’ottima regia di Nicolas Bedos, si avvale di un cast di primordine a partire da Jean Dujardin, a Charlotte Gainsbourg, a Pierre Arditi fino alla nostra sempre brava Laura Morante.

Lello Mingione

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