La centralità dei dati fra guerra in Ucraina ed i cyber rischi

La recente crisi ucraina, con l’attacco da parte della Russia e il conseguente conflitto, ha riacceso i riflettori su aspetti spesso poco considerati ma che, al giorno d’oggi, rappresentano il vero obiettivo delle grandi potenze: l’utilizzo e l’interoperabilità dei dati. Infatti, come già verificatosi in passato, la Russia ha lanciato diversi cyber attacchi contro obiettivi sia ucraini che occidentali, con la finalità, in particolare nel caso dei primi, di portare al collasso le infrastrutture e quindi le capacità dello stato ucraino di rispondere. Tutto ciò è fondamentale per capire come, senza un’adeguata infrastruttura e copertura dai rischi cyber, l’intero sistema statale e, di conseguenza, sociale, rischi di crollare.

Senza dubbio, l’uso della tecnologia (pensiamo ai cloud) all’interoperabilità delle piattaforme, la crittografia, etc. hanno migliorato il nostro stile di vita e anche la flessibilità delle nostre attività. Si pensi a tal proposito alle possibilità offerte dallo smart working, grazie ai sistemi di archiviazione online e facilmente accessibili. Questi passaggi che, per il cittadino, sembrano normali in realtà nascondono una miniera di informazioni personali sui singoli utenti oltre che particolarmente sensibili, soprattutto se parliamo di strategie militari, come nel caso del conflitto ucraino.

Fonte: Informarsi.net

Altra conseguenza della situazione è stato un forte riavvicinamento dell’Unione Europea agli Stati Uniti dopo le incomprensioni dell’era Trump. Tutto ciò non ha riflessi solo geopolitici o legati all’approvvigionamento energetico con il possibile acquisto di gas USA, ma anche e, soprattutto, ha riaperto il fronte legato alle regole del gioco del web, dove ogni potenza tenta di conseguire la propria sovranità digitale. Infatti, nel corso del Consiglio Europeo del 24 e 25 marzo dell’anno scorso a Bruxelles, a cui ha partecipato anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, è stato annunciato l’accordo sul Transatlantic Data Flow, ciò lo scambio di dati tra le due entità politiche.

L’accordo, ancora in fase embrionale e che dovrà, necessariamente, essere discusso approfonditamente nei prossimi mesi, ha l’obiettivo di sanare la frattura causata dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea che ha bloccato il Privacy shield, l’accordo in vigore in quel momento. Per quanto, dunque, prematuro, si può già intuire un ulteriore avvicinamento tra Unione Europea e Stati Uniti sulla tematica dei dati e dello sfruttamento di questi ultimi, in funzione antirussa e anticinese.

Tuttavia, nonostante il tentativo di giungere alla sovranità digitale, è doveroso ricordare come essa sia praticamente impossibile da raggiungere in toto, data la vastità del mondo digitale e l’interconnessione tra i paesi. Un esempio di ciò è dato proprio dall’Italia che, pur essendo pienamente parte dell’Unione Europea e della Nato, dispone, per quanto riguarda la propria pubblica amministrazione, di software antivirus forniti, dal 2003, da Kaspersky, società russa recentemente inserita tra quelle sottoposte a sanzioni.

Questi passaggi, particolarmente delicati per motivi di privacy e sicurezza nazionale, devono essere effettuati nelle massime condizioni di sicurezza ma, data la situazione e il rischio di infiltrazioni interne, sono attualmente soggetti a possibili attacchi.

A questa problematica, il Governo ha risposto con l’emanazione di una serie di decreti volti a mitigare possibili rischi e a individuare rapidamente nuovi sistemi che consentano il superamento della dipendenza da Kaspersky. Senza dubbio, dato il contesto politico attuale, si tratta di una mossa adeguata, ma resta comunque il dubbio sull’affidabilità di questi software, validi fino ad un mese fa e adesso rischiosi. Senza dubbio l’attacco russo all’Ucraina ha cambiato la percezione di ciò, ma è nota da tempo l’ingerenza russa nel web, tacitamente tollerata fino a qualche settimana fa.

Ecco perché, come in tanti casi legati alla politica, i rischi dipendono più da accordi e strategie che da reali pericoli.

Alberto Fioretti

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